



La vitamina D indica un gruppo di vitamine libosolubili. In particolare abbiamo:
Di queste le forme più importanti sono la vitamina D2 e D3. Il colecalciferolo o vitamina D3 viene prodotto nella pelle esposta ai raggi ultravioletti a partire dal 7-deidrocolesterolo un precursore del colesterolo. Analogamente l'ergosterolo, una provitamina largamente presente negli alimenti di origine vegetale, tramite esposizione solare diventa ergocalciferolo o vitamina D2. Per questo motivo la carenza di vitamina D è maggiore nei mesi invernali rispetto al resto dell'anno e comunque frequente nelle popolazioni che vivono nelle alte latitudini come nei paesi scandinavi.
La funzione più conosciuta della vitamina D è quella di regolare i livelli di calcio e fosforo nel sangue promuovendo l'assorbimento del calcio e la mineralizzazione delle ossa. Studi recenti mettono in relazione i picchi invernali di influenza alla carenza di vitamina D, visto che sarebbe coinvolta nelle funzioni antimicrobiche del sistema immunitario. Sembra inoltre che ci sia una correlazione tra carenza di vitamina D e depressione. Altre ricerche hanno messo in luce le funzioni antiproliferative della vitamina, che avrebbe quindi proprietà antitumorali.
In Unità Internazionali 1 UI di vitamina D equivale a 0,025 μg di colecalciferolo/ergocalciferolo.
La vitamina D è scarsamente presente negli alimenti e solo l'olio di fegato di merluzzo ne contiene una quantità apprezzabile. Si trova poi nei pesci grassi come salmone e aringhe, latte e derivati, uova, fegato e verdure verdi.
La carenza di vitamina D soprattutto nei mesi invernali è frequente e si stima che riguardi l'80% degli Italiani. La diminuzione del calcio e del fosforo nel sangue compromette la mineralizzazione delle ossa con conseguente rachitismo nel bambino e osteomalacia nell'adulto. Altre patologie concomitanti come accennato sono ancora oggetto di studio (sindrome influenzale, depressione, sclerosi multipla).
Come tutte le vitamine liposolubili la vitamina D viene accumulata nell'organismo, ma vista la sua scarsa presenza nei cibi è molto improbabile incorrere in una ipervitaminosi. Anche l'esposizione solare della pelle non è sufficiente per produrre un livello tossico di vitamina D. Pertanto solo in seguito ad assunzioni di vitamina D a scopo terapeutico si possono verificare casi di tossicità che in letteratura sono documentati per dosi di 40.000 UI al giorno. In tal caso si può presentare nausea, diarrea, ipercalciuria, ipercalcemia e poliuria.
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